mercoledì 19 dicembre 2012

Lo so, direte che sono un po' nostalgica...ma chi non lo è in questo periodo?
Forse per questa ragione tanti prendono distacco da questa festa...
Non voglio addentrarmi troppo perché finirei col commuovermi e quindi mi limito
solo a trascrivervi questa dolcissima poesia che nel  Natale 2003 mia sorella mi spediva
in risposta alla mia "Mattina di brina":


Appesa a un sottile filo d'argento
m'è giunta l'attesa missiva
e mi ha riversato in grembo
cascate di trine
e merletti di brina,
il fischio solingo d'un merlo,
un tonfo sordo
di neve
e infine, lieve,
da ultimo un dono:
un sopito ricordo...
Natale d'un tempo lontano:
incantato risveglio
nella dimora del nonno.
Fiori di ghiaccio
ai vetri delle finestre
stupiscono gli occhi
ancora offuscati dal sonno.
E dalla stanza accanto,
un canto
in falsetto:
"...e la chiara stella..."
annuncia la festa
più cara, più bella.

Poi fuori,
nell'algido giorno invernale:
i rami neri dei gelsi,
ornati di stille di gelo,
ricamano il grigio del cielo.
Tre passeri arruffati
sul selciato ghiacciato
intenti a cercare il becchime...
e noi, traballanti
nelle nostre scarpe cittadine,
avanziamo tremanti
tenendoci strette
per mano.
Lontano
un flebile coro di voci osannanti,
un filo d'organo
che il vento rabbioso
a tratti disperde...
Ma ecco
aperta la porta del tempio,
il freddo svanisce,
dissolve
e calda ci avvolge
la luce radiosa dei ceri,
la voce festosa dei cori,
il suono possente
dell'organo antico...
e noi c'inoltriamo
estasiate
dappresso al presepe
con le statuine di gesso,
con gli angeli in volo,
col bue, l'asinello...
già certe nel cuore
che mai lo potremo scordare
Natale più freddo
e più bello.





Questo Natale m'ha portato un dolcissimo dono che tengo stretto ed ho quasi paura a svelare.
Ve ne farò partecipi la Notte Santa.

lunedì 17 dicembre 2012

Dalia scrive a Ortensia

Dalia scrive a Ortensia


Carissima Ortensia,
cugina erediatata, quasi gemella...mi hai detto che ti prenderai qualche giorno di vacanza per Natale e mi piacerebbe tanto, salvo tormente, bufere e via dicendo, fare quattro passi con te e chiacchierare
un po'.
Nei giorni scorsi, mentre toglievo ragnatele e appendevo pigne a nastrini rossi, mentre pulivo vetri e legavo le mie gocce di vecchi lampadari a fili azzurri...pensavo al Natale di quando ero bambina e poiché tu mi vieni a ruota (ci separano un anno e un giorno), immagino che i miei ricordi siano simili ai tuoi.
Tanto per cominciare, io scrivevo la mia letterina di Natale a Gesù Bambino: a Milano, negli anni 50
il buon Babbo Natale non era ancora arrivato nei cieli italiani.
E pensa un po', mi ricordo persino una canzoncina che faceva più o meno così;  "Ti prometto d'esser buona, alla scuola diligente, sempre docile e ubbidiente, con la mamma e col papà..." (adesso mi sfugge se questa poesiola era per Gesù Bambino o per la Befana...ma poco importa, solo che non ti sembra ci siano parole che oggi come oggi non vengano quasi più pronunciate? Diligente...docile...).
E l'albero? Nei miei ricordi di bambina, c'è un albero in particolare: altissimo, dal mio punto di vista,
scintillante di fragilissimi gingilli, tutti applicati con pinzette ai rami dell'abete illuminato da tante candeline di cera, accese una ad una dal mio papà...
(adesso ci prenderebbero per pazzi incendiari se facessimo una cosa del genere?  Ma vuoi mettere il fascino delle fiammelle che tremavano specchiandosi nei papagallini variopinti, nelle sfere di vetro soffiato...vuoi mettere quel profumo d'abete che restava nelle nostre case miscelato all'aroma del mandarino?)
E il presepe? Anche per il presepe ne ho uno in particolare che tengo gelosamente fra i miei ricordi:

quell'anno il mio papà volle stupirci:  costruì un presepio che vennero a vedere tutti gli amici e vicini di casa.  Aveva disegnato e dipinto uno sfondo adatto all'epoca, il paesaggio si espandeva per
un metro e mezzo di altezza con rocce, ruscelli, casupole.  Sfruttando un vecchio giradischi, aveva creato una sorta di passerella di pastori e pecorelle che lentamente sfilavano apparendo e sparendo dal buio di una grotta...e mi ricordo che quell'anno, a mezzanotte, tutti riuniti davanti al presepe, nella penombra sfumata da luci rossastre e azzurrine, cantammo "Stille nacht..." accompagnati dall'armonica che mio padre sapeva suonare.
Sarà che i ricordi sono sempre velati da un po' di nostalgia, sarà perché quando si è bambini tutto ci appare magico, sarà...ma ora mi sembra tutto finto, e vorrei invece dare un tocco di magia anche al mio presepe striminzito che ho fatto anche quest'anno, tutti gli anni sempre più piccolo...

Cara Ortensia, quasi gemella...per età e per avvenimenti della vita che ci legano fatalmente, in questa mattina grigissima, ti mando questa "letterina" augurandoti un Natale dolce come un marron glacé (so che ti piacciono tanto) e sereno come un profondo cielo azzurro.

Affettuosamente,
Dalia

domenica 11 novembre 2012

I ricordi che fanno bene


11 novembre 2012


Ci sono giorni come questo in cui ti senti proprio in novembre... quel novembre che, per la ricorrenza dei Morti…è un mese  vestito di grigio. (Ma ci saranno ancora giornate limpide e con cieli così azzurri da volercisi tuffare...). 
Oggi piove, il cielo è di quel bianco sporco insignificante. Se ti avventuri per sentieri, gli stivali affondano nel fango e anche se ti ripari sotto l’ombrello, l’aria umida ti bagna il viso.
Quando arrivi a una certa età…ogni mese ti ricorda la perdita di qualcuno…oh,  Santo Dio…meno male che questo dovrebbe essere un blog che fa sorridere…starete pensando, lo so, ma mica si può
ridere sempre…ogni tanto ci si lascia avvolgere dalla malinconia e ce ne stiamo così, con le nostre tristezze, i nostri rimpianti e ci crogioliamo magari con una musica struggente di sottofondo.
Era novembre quando se ne volò  via mia madre.
E per quanto siano passati già cinque anni sento ancora la sua lacrima  che bagna la mia guancia abbracciandola  per l’ultima volta.

…Ma chi se ne va  per sempre ci lascia tutta la sua vita in ricordo e io ho la fortuna di rammentare
mille aneddoti riguardanti mia madre che mi fanno sorridere se non addirittura ridere a crepapelle.

Oggi, vi trascrivo una sua massima (dal 1994 al 2007 la mia mamma tenne una sorta di diario che conservo gelosamente):


NON DATE ANNI ALLA VITA, MA VITA AGLI ANNI

(Con questa frase si riferiva agli anni di vita in più che la medicina dà ai vecchi…ma sono anni che i vecchi  non possono vivere nel vero senso della parola).



martedì 30 ottobre 2012

Parliamo ancora di zucche!

Per chi non avesse mai letto il seguito di "Le pere della Buona Luisa"...ovvero "Passa Passa Garibaldi", oggi ha il privilegio di apprendere segreti culinari che competono tranquillamente con tutte le rubriche che la TV ci sforna...
E a proposito di forno eccovi esperimenti di Dalia (investe qui di Daniela che vi racconta...)

Care amiche,
oggi vi proporrò una ricetta breve, anzi più ricette brevi, perché con un solo elemento base potrete sbizzarrirvi in esperimenti diversi, tutti divertentissimi e, soprattutto, poco calorici.
Leggete attentamente le istruzioni se desiderate raggiungere il mio risultato.  Buon divertimento.

GNOCCHI DI ZUCCA E DERIVATI

Avete zucche in quantità perché ve le hanno regalate o le avete coltivate voi stesse nel vostro orticello?
Volete realizzare un piatto speciale?
Lessate un quarto di una bella zucca e 3, 4  patate.
Passate il tutto, aggiungete 1 uovo, sale, cannella.
Formate una crema densa.
Se poi vostro marito vi chiede cosa stiate cucinando e vi dichiara che lui preferisce i "bigoli al pomodoro",
fate una palla con l'impasto, mettetela in frigorifero e usatela l'indomani.
L'indomani, verso l'ora di pranzo, riprendete la palla e, come vi avevano insegnato, portate a bollore dell'acqua salata.
Buttate cucchiaini d'impasto e lasciateli venire a galla...
Se vi venisse la tentazione di assaggiarne uno salito in superficie e ne sentiste la consistenza del tipo "pappetta"...sappiate che avete sbagliato qualcosa,  avete dimenticato la farina...
Ma non disperate! Scolate tutti i vostri gnocchi mollicci, ungete una teglia e buttatevi l'impasto, livellatelo e infornatelo per un buon trequarti d'ora.  (Nel frattempo rimediate con un antipasto di affettati al posto del primo piatto).
Il risultato, all'occhio, sarà quello di una torta tipo castagnaccio color zucca...non molto invitante.
Se non avete il coraggio di proporla ai vostri cari, mangiatevela voi...a fettine fredde, di nascosto come merenda e non la troverete poi così straziante come pensavate...ma dopo averne mangiato quasi la metà, buttatela pure ai piccioni che svolazzano sul balconico...loro la troveranno ottima!

                                                                                Dal Ricettario dei Grandi Esperimenti

venerdì 26 ottobre 2012

In previsione del compleanno di Pasquina ecco una lettera che la zia Dalia spedirà alla nipote:


Carissama nipotina...
sì, certo, ne fai 39 come Dante, ma per me (questo mi ricordo lo diceva anche la mia mamma) siete sempre bambini.
Il 31 ottobre è alle porte e sai, trentanove anni fa la festa di halloween era solo una "diavoleria" che conoscevamo dai films statunitensi (c'è però ancora gente, come mi ha raccontato tua sorella Clorinda, che non sa  cosa sia e  domanda in dialetto vassenese: "ma se pou savè se l'è 'sta festa dell' aulin...?")

Il giorno del tuo compleanno, come ben sai, per anni fu immortalato per quell'episodio che avvenne il giorno dopo la tua nascita, il primo di novembre, quando abitavate ancora nella metropoli in Via Tito Livio.

Eri nata nelle prime ore del 31 alla clinica Mangiagalli e la mattina stessa ero passata a trovare  la tua mamma e te prima di andare al lavoro (in quel periodo ero negli uffici di C.so di Posta Romana, due passi dall'ospedale). All'epoca non si speva il sesso del nascituro fino al momento della nascita e tu eri la seconda femmina...un po' di delusione (stessa delusione che procurai io ai miei genitori), ma eri una  bambina sana e bella, cosa c'era da lamentarsi?
L'indomani, festa di Tutti i Santi, la mia mamma invitò tuo padre a pranzare a casa loro.  Ricordo che dopo pranzo tuo zio Socrate ed io uscimmo con Dante  per fare un giretto ai giardini approfittando della  giornata tiepida e incrociammo il tuo papà che se ne tornava a casa dopo aver pranzato dai suoceri.  Voltandosi per salutarci e dire due parole, pestò una cacca di cane...alle sue santissime imprecazioni, io buttai là questa tipica frase di consolazione: "Dai, lo sai che porta buono!" e tra una raschiata di suola sul bordo del marciapiede e un arrivederci, ci separammo.
Più tardi venimmo a conoscenza che  tuo padre, rientrando a casa, aveva trovato la porta socchiusa e oggetti di valore spariti. Si salvò solo un anello che il tuo papà aveva acquistato  in occasione della tua nascita e che aveva nascosto affinché non venisse trovato dalla moglie...
Ricordo che con  sorriso sarcastico la tua mamma ricordava quell'episodio dicendo:
 e pensare che il 31 ottobre è la festa del Risparmio!

Bando a queste quasi malinconiche righe e buon compleanno!  Festeggiate anche la notte delle streghe?
Come vesti i tuoi tre marmocchi? Da fantasmini?
Tu e Fausto? Strega di Benevento e Barbablu?
Fammi sapere.  
Io credo che mi limiterò a preparare una torta alla zucca (vedi ricetta delle Pere della Buona Luisa).

Un bacione e ancora AUGURI

zzz


mercoledì 17 ottobre 2012

Amiche care,
ogni tanto Dalia sfoglia le sue vecchie scartoffie e  tra una risata e
un po' di malinconia si lascia andare nella lettura di qualche filastrocca demenziale scritta
in giornate senza dubbio più difficili, ma come sempre, sia lei che sua sorella Lillà, con una
punta di ironia.
Ve ne trascrivo una del 17 maggio 2002 scritta da Dalia alla sorella.

Amarcor  

Sorella,
che vuoi che ti dica...
la vita
è tutta un mistero.
Che vale strapparsi i capelli,
che vale cercare risposte?
Il dubbio
è sempre più nero.
La scelta è spesso spinosa,
come del resto la rosa...
e se sbagli,
dalla padella
ti puoi ritrovar
nella brace...
si sa,
fa meglio chi tace
e allora com'è che acconsente?
...eh, questi proverbi dei vecchi
che dicono grandi sciocchezze
(cacchiate direbbe un pivello)
ed io mi ritrovo
bel bello,
in questa di lacrime valle
a cercare invano la pace,
nel verde, nel cielo
e pur là
ti spaccan le palle
perchè non c'è pace
né in terra
né in mare,
c'è sempre quel tarlo
che deve scavare,
che deve insinuarsi
nel cuore
nell'anima pesta
e calpesta
attanaglia...
son stanca di questa battaglia.
Ho voglia di fare un falò
di tutti i miei crucci e pensieri
di tutti i miei giorni più neri
e vedere nel fumo svanire
l'amaro che so deglutire...
initili zucchero e miele:
quell'amaro è peggio del fiele.

sabato 6 ottobre 2012

Occhio non vede...


Ieri Dalia s’è alzata alle 7 con il proposito di fare due o tre cose che rimandava da tempo:
1° togliere le ragnatele
2° lavare i vetri
3° ritoccare con la vernice bianca alcuni punti del muro in cucina.

Dalia intervalla i suoi lavori domestici con accensione PC,  colazione, ingurgitare varie pillole,  fare una corsa in giardino,  contemplare il cielo, scattare qualche foto, imbastire qualcosa per il pranzo etc., il tutto nell'assoluta quiete mentre Socrate passa dal talamo alla sua stanza-studio-ufficio il che vuol dire fino alle 10.30 circa.

Senza andare troppo nei particolari,  Dalia ora si trova in cucina: sul gas cuoce
la zucca per fare il risotto e procuratasi pennello e vernice  sta dando una mano sul muro lungo il lavello dove le gocciolature d’acqua lasciano nel tempo una brutta striscia grigiastra.  Il gatto zampetta qua e là annusando la vernice e Dalia nell’angusto cucinotto ha dei guai a non inciampare tra cane e gatto che si intrufolano ad osservare la padrona.  C’è un altro punto critico in cucina  tra il soffitto e la parete a nord ovest dove si forma sempre un po’ di muffa.  Tirare in ballo la scala adesso però Dalia non ne ha voglia e senza indugiare si ingegna così:  prende del nastro adesivo e unisce il manico del pennello al manico della scopa, perfetto!  Ora intinge il pennello nella vernice e via
a pennellare il muro…peccato che non s’accorge che le setole della scopa sono avvolte dalle ragnatele che ha tolto dagli infissi delle finestre e mentre passa il pennello con maestria lungo il muro, alcuni sfilacciamenti di ragnatele sorvolano le pentole sul gas…
“Oh cacchio!” borbotta Dalia accorgendosi appena in tempo per evitare l’inconveniente di zucca al ragno...e poi a mezza voce non può fare a meno di dire:  se mi vedesse mia madre!


giovedì 27 settembre 2012

...Cucina e buoi dei paesi tuoi


 

"…Livorno…oh, sì, lì  c’è un posticino…non gli dai neanche 5 lire a guardarlo…ma ti preparano un caciucco che è la fine del mondo…

San Benedetto del Tronto…be’ ho mangiato una frittura di pesce in riva al mare da favola…

Roma…Monte Mario…c’è un ristorantino che non bisogna tralasciare se si va da quelle parti…”

 

 

Monumenti? Cattedrali? Ville settecentesche? E chi riesce a visitarli se sei in viaggio per lavoro?

Però mangiare devi pur mangiare!

 

Insomma, se Dalia o chiunque altro nomina una località italiana, Socrate la esalta non per le sue opere d’arte, ma per i piatti tipici lì gustati durante i suoi quarant’anni di lavoro girando per il Bel Paese dal Trentino alla Sicilia …del resto, amici cari…dove si mangia meglio che in Italia?

 

 

Perché questo preambolo?  Perché Dalia giorni fa ha parlato al telefono con la sua ex collega…sì la sua amica Giovanna che ha sempre delle scenette comiche da raccontarle e questa volta l’argomento è la cucina giapponese.

 

“…insomma dopo varie insistenze per provare quel ristorante giapponese decantato dai suoi amici, ho deciso di accettare l’incognita.  Così l’altra sera partiamo per il Giappone…lo sai che io sono di bocca buona, non sono proprio come lui che critica tutto…e va be’ entriamo e ci sediamo a un tavolo. Diamo un’occhiata al menu e già i prezzi per una cena completa ci lasciano perplessi.

Arriva il cameriere che di giapponese non aveva nemmeno…insomma poteva essere  tunisino o egiziano…ma non certo orientale. 

Visto che siamo completamente a digiuno di cucina giapponese…ci rimettiamo ai consigli del cameriere chiedendogli gentilmente di portarci  un assaggio dei piatti  tipici…

 

Purè di melanzane al pomodoro:

su piatto extra-large ci arriva uno schitto grigio

attraversato da una righetta rossa (il pomodoro)…non ti saprei dire di cosa sapesse, ma soprattutto ci ha colpito la dimensione (più o meno l’unghia del mio pollice…alla faccia dell’assaggio…ma poco male…)

Accanto al piatto ci sono anche le bacchette sigillate...proviamo ad usarle, ma dopo vari tentativi falliti rinunciamo e chiediamo le posate tradizionali.

Sushi e sushimi…a me non piacciono…e qui va a gusti.

Brodo d’alghe in zuppiera…blaaa! Proprio una schifezza schifosa! Per cambiare il sapore, provo la punta di coltello di una salsina bianco-verdastra: ho pianto e tossito per cinque minuti da quanto era piccante…(che sia per queste salse potenti che i giapponesi fanno tutti quei salti e movimenti nella loro tipica lotta?). Rimetto il coperchio alla zuppiera per evitare di inalare l’aroma…

Riso con semini…forse sesamo…niente di che…anche qui cerco di insaporire con altre salsette ma non ottengo risultati soddisfacenti.

Unico piatto che salverei: la Tempura, un fritto leggero di pesce e verdure, credo…spero fossero state verdure…in ogni modo buone”.

 

“E tuo marito?”

“Ah, lui, forse per non ammettere che era meglio evitare, ha assaggiato tutto…anche quel brodo viscidino…lui che è così difficile…però uscendo dal ristorante  ho letto quello che la sua espressione del viso diceva (lui che è d’origini parmensi): Cucina giapponese? Non vorrai mica mettere i tortellini fatti in casa della mia mamma!…che formulato in dialetto emiliano renderebbe ancora di più l’idea!"

 

 

 

 

giovedì 30 agosto 2012

L’attimo fuggente


Ci sono attimi nella nostra vita che vorremmo non finissero mai…ma così non sarebbero attimi…e il bello dell’attimo è proprio questo…di esserlo.  La felicità dura sempre molto poco, proprio un attimo.
Oh, santo cielo forse sto esagerando un po’ parlando di felicità…
Avete presente la pubblicità dove dicono: ”La vita va assaporata lentamente”?

La tavola sotto la tettoia era già apparecchiata, aspettavo che Socrate tornasse  dall’orto. M’ero seduta sulla panca, al mio solito posto (da trent’anni è sempre quello,  quando nella bella stagione si cena fuori).
Provate a ricordare qualche dipinto di impressionisti in cui la luce del sole gioca tra le foglie di un pergolato e una compagnia allegra  fa merenda…

Eccomi: il sole mi dipinge una ciocca di capelli e gli dà   riflessi rossi, il vino che verso è rubino e la crema di crescenza che spalmo su una fetta di pane luccica.
Mordo lentamente il boccone e perdo lo sguardo tra le bacche rosse della rosa canina trafitte da scintillanti pennellate.

Da sempre,  quando il tramonto è imminente e ci si siede tutti a tavola, se non lo dico lo penso:
questo momento è il più bello di tutta la giornata…(riferendomi alla luce dorata…perché  poi  il pranzo o la cena sono spesso campo di discussioni e perciò quando si è sfiorati dall’incantesimo  …lasciatevi accarezzare).

Socrate intanto arriva e gli sorrido. “È stato quasi celestiale…” gli dico e lui mi guarda inarcando un sopracciglio…gli descrivo l’attimo, ma non può capire perché nel frattempo il sole di soppiatto ha già riposto i suoi colori e la magia è finita.


martedì 28 agosto 2012

La pazienza è femmina

Care amiche,
vi piace andare a fare la spesa col vostro consorte?  Diciamo che può essere di aiuto in certe situazioni, ma io decisamente preferisco essere sola...e  anche la mia amica Giovanna la pensa
come me (tutto è relativo al tipo di marito che  vi siete…scelte, naturalmente).
Ebbene, l’altro giorno  Giovanna voleva andare al mercato del sabato, quello delle bancarelle e il consorte s’è  aggregato per una ragione che ora non sto a precisarvi.  Fatto sta che, parcheggiata l’auto nei pressi della piazza, iniziano a inoltrarsi tra le banche.
Ma non hanno  ancora fatto una decina di metri che comincia la solfa: ”Cosa devi comprare?...Eh, ma che caldo…Perché non ti fermi a questa…guarda i meloni…ma devi comprare solo la frutta o devi cercare qualcos’altro?...prendiamo il pollo allo spiedo? Eh…meno male che siamo in agosto…ma quanta gente c’è? Che casino… ma che caldo…”
Finalmente Giovanna si ferma alla bancarella di Mustafa…”Proprio da questo qui? Non è meglio quella là?”
“Questo è il meno caro…guarda lo dice anche il cartello…Da Mustafa è tutto alla metà…” sussurra con un mezzo sorriso la mia amica all’orecchio del coniuge, e si mette in fila.  “Ma non vedi quanta gente? Andiamo là che non c’è nessuno…”
“Sì, guarda che prezzi…”
“Però facciamo prima…il tempo è denaro…”
Giovanna fa finta di non sentire e resta ferma davanti a tre signore che la precedono.
Il marito sbuffa, si asciuga il sudore, controlla il cellulare, sbuffa di nuovo, si fa vento col fazzoletto, cerca di mettersi all'ombra dell'ombrellone, ma una signora col passeggino lo fa spostare e intanto Mustafa molto loquace e col suo accento marocchino, serve le clienti alternando battute sul tempo e sulle notti insonni causa  caldo e qui niente di male, per il marito, solo che il venditore cerca di parlare in dialetto milanese creando un alquanto comico modo di esprimersi…comico per tutti, tranne che per il marito di Giovanna che comincia a bofonchiare: “Ma come si permette questo qui di rovinare il nostro bel dialetto…ma lo senti?”
Giovanna, che ormai è al suo turno, tra un ordine e l’altro  sibila al marito di abbassare la voce, ma lui, che è un po’ sordo, continua: ” Ma parla come mangi…Mustafà del lela, e muovi le mani, invece di chiacchierare…”
A Giovanna invece fa ridere quella parlata  pittoresca e alle battute dell’ambulante risponde divertita anche per deviare le frecciate del marito che sempre più infastidito le sbotta:
“Ma allora, ti muovi? Paga e via…”
Oh Signur, pensa  Giovanna, adesso urlo…
E mentre Mustafa per niente offeso mostra  i suoi denti in un bel sorriso accompagnato da scintillante sguardo corvino, Giovanna prende la sua borsa e rinuncia a comprare i meloni per tagliare corto.
“Ma ti sentiva…parlavi a voce alta!” Fa la mia amica un po’ seccata al marito
“Be’ se m’ha sentito meglio, come si fa a prendere in giro la gente così?”
“A prendere in giro la gente?...Ma stava facendo delle battute cercando di parlare in milanese…”
“Appunto, come si fa a voler parlare in milanese se non lo sai…ne hai ancora per molto qui?”
“Non volevi  il pollo allo spiedo? Ma se preferisci,  vai e aspettami in macchina…”
“No, no…dammi la borsa che pesa,  prendiamo ‘sto pollo e andiamocene, io sono già stufo..."
Giovanna gli cammina un passo avanti così almeno  non vedono reciprocamente  l’espressione di insofferenza che ognuno ha disegnata sul volto.
Lei vorrebbe dare un’occhiata a quel mucchio di intimo a 2 euro al pezzo…ma figuriamoci…ci manca solo di fermarsi anche per le mutande…via via…si dirige alla bancarella del pollivendolo…  (e questa è l’ultima volta che me lo porto dietro!).
Oltre al pollo il marito suggerisce di prendere del prosciutto… ma non quello disossato…quello là, quello dev’essere più buono…no questo, quello…. Finalmente quando arriva lo scontrino e pagano, lui borbotta ancora: ”Meno male che si viene al mercato per risparmiare!...” E a Giovanna le viene quasi di farsi il segno della croce appena sale in macchina.

“Com’era il pollo?”  Le domando divertita  “Per me andava bene, ma lui ha detto che  era crudo”
“E la frutta è stata di suo gradimento?”
“Quando gli ho chiesto se la pesca che stava mangiando gli piaceva…nel rispondermi  gli è andata per traverso…-e qui Giovanna scoppia a ridere-e tossendo ha mandato a fanculo  Mustafa!”

sabato 25 agosto 2012

baccalà al vento


Baccalà al vento


Non a tutti il vento piace. 
 Dalia ama camminare nel vento estivo per campi assolati, incantarsi a guardare quell'affascinate ondeggio dell'erba e percepire sprigionati profumi...ma se questo è quasi un dipinto romantico di un impressionista, Dalia non riesce a frenare una risata ripensando al racconto pittoresco di un suo conoscente in cui protagonista assoluto era stato proprio il vento.
Da luglio a settembre nei paesini della zona si fa a gara per organizzare feste con orchescrine e cantanti, balli più o meno...lisci, fuochi d'artificio più o meno spettacolari, sagre e mangiate all'aperto: grigliate di pesce, di carne, agnolotti e bolliti misti, stufato d'asino e perché no?! Baccalà.

Quella volta, nel racconto in stretto dialetto, nuvoloni davano il preavviso di imminente pioggia e gli organizzatori cominciavano a fare scongiuri quando una leggera brezza cominciò a pulire il cielo.  Una brezza che tutti accettavano benevolmente in quanto il caldo afoso dei giorni precedenti veniva spinto lontano. La musica, l'allegria, il profumo del baccalà...tutto a posto, si poteva dare il via alle danze...
Gruppetti schiamazzanti di amici, famiglie con pargoli in passeggiono, anziani del posto, il vecchio parroco con la tonaca, qualche cittadina  ingioiellata che si lascia coinvolgere dalla sagra paesana e si concede di mescolarsi alla plebe, c'erano tutti.  Ma è proprio poco dopo l'inizio della distribuzione del rinomato baccalà con polenta in leggeri piattini di carta e vinello bianco del luogo  rigorosamente versato in bicchieri di plastica che folate violente imperversano sulla festa, quasi che il vento invidioso di tanta allegria  si ribellasse e volesse rovinare tutto quanto (o forse qualche losca trama del paese più vicino che voleva la folla alla sua festa patronale?!?). 
Ah, essere lì presente e scattare qualche foto! Dalia avrebbe immortalato l'attimo in cui al parroco sfuggiva di mano il calice...ops il bicchiere il cui contenuto finiva sulla testa di un signore pelato seduto poco in là.  Oppure avrebbe fermato per sempre l'espressione schifata  della  cittadina ingioiellata mentre il vento le rovesciava il piatto facendo scivolare  baccalà nella scollatura.
Tra pesci in faccia e vini per traverso, la gente s'era sparpagliata al riparo, l'orchestrina aveva dovuto smettere di suonare perché l'impalcatura ondeggiava paurosamente, tavolini e sedie venivano trascinati a destra e a manca, insomma era finito tutto  spazzato via dal vento e se tutti sanno che il baccalà è il veloce pesce del Baltico, quella volta si può proprio dire che invece di nuotare, il baccalà volava.
Dalia ha sentito dire che  la pro loco non ha organizzato alcuna festa di fine agosto e soprattutto non si  parla di baccalà con polenta...(sarà perché s'è scatenato un gran vento anche quast'anno?)          

lunedì 20 agosto 2012

viaggi pericolosi

Dalia a volte se ne va lontano. Non prende il treno, né l'aereo.
Dalia sta magari camminando lungo il sentiero che porta al boschetto  preceduta dal cane
e mentre le sue gambe vanno seguendo il percorso conosciuto, la mente s'inoltra ..."in selva oscura".
Si domanda dove sarà e soprattuto come sarà lei, (proprio lei che in alcuni momenti si sente ancora l'entusiasmo della giovinezza) tra dieci anni...o tra cinque o anche domani...Terribili momenti di incertezza, di angoscia. 
Basta poco del resto...uno sbalzo di pressione, un picco di colesterolo, un ictus...o Dio mio, come siamo fragili...e sì perchè poi a Dalia non dispiacerebbe  se un "colpetto" se la portasse via così, di punto in bianco...è l'idea della demenza, del rincoglionimento, del dover essere completamente
in balia degli altri.

Se ci si rimbambisse all'alba dei novanta, pensa Dalia, be' si farebbe in tempo a lasciare qualche perla di saggezza ai figli e ai nipoti...qualche cosa di buono tutti la lasciano anche fosse solo la ricetta per fare bene la pasta e fagioli...

Blob fa l'ennesima pisciatina, poi scappa avanti sollevando la terra arsa, si ferma, l'aspetta: ha capito che Dalia non è con lui in questo momento e allora le corre incontro scodinzolando, le lecca una mano: "Dai, facciamo una corsetta Blob...piangerò domani"...e Dalia corre nelle sue vecchie scarpe da ginnastica (un'eredità di sua sorella, che proprio con quelle scarpe...non ha mai fatto una corsa).







domenica 12 agosto 2012

Sono due notti che Dalia esce nel buio e scruta il cielo.  L'altro ieri camminando sulla ghiaia a naso in su, si sentiva un po' ubriaca: le mancava l'equilibrio e poiché Socrate la sollecitava ad entrare (hai visto mai che cado e mi rompo il naso...), è rincasata, tanto aveva sentito alla TV che il picco delle stelle cadenti sarebbe stato l'11 agosto.  Ma non è stata migliore la notte dopo: questa volta Dalia s'è seduta ed è rimasta lì per una decina di minuti...ha cercato anche la costellazione di Cassiopea come avevano suggerito e forse, con un po' di fantasia, l'aveva anche trovata (le stelle formano una W), ma niente. Sì, un cielo stupendo, i grilli che cantavano alle loro innamorate e Blob che le si era seduto accanto chiedendosi forse cosa facesse Dalia in giardino a quell'ora insolita. Così, è rientata ancora senza stelle e Socrate:-Viste?-
-No, anzi forse una, ma così corta e veloce che penso sia stata solo suggestione.-
Però, alle cinque meno un quarto, Dalia s'è svegliata e ha guardato fuori dalla finestra.  No, non ha visto stelle cadenti, ma c'era una splendida falce di luna luminosa come mai. Se n'è tornata a letto e questa mattina, alle sei e trenta l'ha ritrovata e fotografata. E a tutti coloro che non hanno catturato  una stella  dedica queste poche righe:


venerdì 10 agosto 2012

E' alla mattina...che si riempie la manina (antico proverbio veneto)

Ci sono mattine in cui Dalia si sente un vulcano...erutta da tutti i pori voglia di fare e questa è una di quelle mattine. Allora si porta avanti con le cotture di cibi per evitare di usare i fornelli nelle ore più calde, si lava i capelli, coccola il micio mentre scrive qualcosa al PC (Ratto ha preso un suo braccio per la tetta della madre...e ci dà che ci dà...ma visto che la ciccia non stilla latte...Dalia pensa che potrebbe inventrgli un ciuccio per gattini...così eviterebbe di avere succhiotti sulle sue braccia giunoniche), ribalta qualche stanza per pulirla a fondo, raccoglie la lavanda fin tanto che è ombra per poi "speluccarla" e confezionare sacchettini profumati, si fa qualche autoscatto tra il lusco e il brusco dando un tono artistico ai mezzi profili onde evitare pappagorgia, rughe e occhiaie profonde.

Proprio mentre era intenta a fare pulizie nel suo studiolo (ore 7.45) sente Blob che abbaia e il campanello suona. Chi sarà mai a quest'ora? Si domanda Dalia, e aperto l'uscio, vede al cancello l'esattore dell'acqua.  Ratto esce sgattaiolandole fra le gambe. Rificcato il micio in casa (da qualche  giorno quest'ultimo prende volentieri il sentiero per andare a farsi un'ispezione solitaria) corre ad aprire al signore alto, magro e con accento straniero che fa subito amicizia con il cane (ma Blob con chi non fa amicizia???) e lo accompagna in cantina dove c'è il contatore dell'acqua. L'esattore prende nota e poi se ne va salutando cane e padrona.
E' quando rientra che Dalia s'accorge di avere indossato, nella fretta, i pantaloni all'incontrario...e subito pensa all'esattore che la seguiva...e che avrà visto l'etichetta e le cuciture esterne della stoffa...
ma no, magari non ci avrà nemmeno fatto caso...si dice Dalia (perché Dalia in fondo in fondo è sempre un'ottimista!)

lunedì 6 agosto 2012

Ed ecco, giusto per farvi capire che c'è sempre di peggio, queste sono altre righe scritte sempre in quell'agosto infernale sopracitato e nonostante Dalia non fosse a Milano, bensì nella sua dimora campestre, così descriveva un pomeriggio:



Arso è il mio campo
e la terra si spacca
si crepa.
Arsi il palato
le mie parole.
Morto è un ramo del melo
e contorto
nudo
si disegna nel cielo.
Secco è il rovo che stillava more
secca la mia mente.
Infuocati il muro
le pietre
il mio corpo
che troverà ristoro
forse
nel vento
portato dalla luna.

Se non fosse perché la Lilli Gruber non ci racconta più le notizie al TG, anche queste poche righe
che Dalia vi trascrive potrebbero essere state buttate giù proprio oggi, e invece sono del terribile agosto 2003:



Canicola pomeridiana milanese


Ho abbassato la tapparella
per chiudere fuori il solleone.
Ho bevuto a canna
dell'acqua frizzante da frigo
e subito ho sentito nascere
perle di sudore
dalla mia fronte.
Ho chiuso sul "Io mi fermo qui"
la bocca della Gruber
mentre ignaro
in mutande
affossato in poltrona
lui forse sogna picchi innevati
e ad ogni espirazione
tremulano le sue labbra
emettendo un lieve:  brrrr.

domenica 5 agosto 2012

Odissea nell'estate


                      (Dalia rilegge vecchie pagine del suo diario:
                                 la storia si ripete...era il 2001)




Notti insonni agostiniane
a cercare refrigerio
come anime smarrite
nell'inferno deleterio...
Quale estate si propone
alla gente vacanziera?
LUI dall'alto qui dispone
una giungla alquanto nera.
L'afa incombe appiccicosa,
il riverbero è potente,
s'è afflosciata ogni qual cosa...
sotto un sole assai cocente.
"Il mattino ha l'oro in bocca"
così dice a noi la storia,
ma alle sei, quando rintocca,
siam ridotti come scoria.
Alle otto fai il caffè
per tirarti su il morale,
scruti il cielo e dici
"Ahimè!
Neanche oggi un temporale!"

venerdì 3 agosto 2012

Luglio col bene che ti voglio...

Amiche care, no, Dalia non s'è dimenticata di voi.  Ecco dunque, senza tanti preamboli , una lettera scritta a sua nipote Clorinda spedita proprio oggi in cui racconta velocemente il suo mese di luglio volato via.


Mia carissima nipotina!
So che sei in Alto Adige per qualche giorno e spero tu possa godere di un po' di fresco...
Luglio m'è scivolato via dalla vita come una saponetta, un'anguilla viva, un merluzzo (infatti a Milano si dece: scarliga merluzz...).
Ma pur passando come una meteora ha lasciato stascichi:
come t'ho accennato al telefono, la famiglia Craponi s'è allargata.  Ufficialmente fa parte della baracca certo Ratto, alias Pinco, Mao, Mimo e altri nomignoli che ci vengono così...tipo Birillo, Mostrincio, Pettola, Stronzetto e via dicendo.  Ti chiederai perché proprio Ratto, visto che non è topo, ma gatto...Ratto nel senso di veloce.
Il sopra menzionato era stato preso con riserva e cioè, nel caso Blob non lo avesse accettato e tra i due ci fossero state battaglie furibonde, l'avremmo restituito e invece, per ora, tra i due s'è creata una impensabile simbiosi.
Se nei primi giorni (è entrato in casa nostra il 4 luglio e mancava poco ai suoi 2 mesi), dicevo, se nei primi giorni, ai salti dei 42 chili di Blob, Ratto saettava sotto i mobili, ora non solo  stramazza
a panza all'aria e si fa leccare soprasottodavantidietro con aria beata, ma incita al gioco il suo mastodontico compagno facendogli agguati improvvisi e malmenandogli la coda.  Se nei primi giorni Blob si lappava la sua pappa con assurda avidità per paura che il gatto approfittasse di tanta abbondanza (prima che arrivasse Ratto la ciotola restava in ballo da mezzogiorno a tarda sera) adesso
accetta che il micio gli gironzoli intorno senza abbaiargli minaccioso e gli lascia sempre qualche chicco di riso soffiato affinché l'amico vada a pulire la ciotola per benino.
Se durante i primi giorni, in mia assenza, chiudevo il gatto nelle sue stanze per paura che un raptus del cane mi facesse trovare una scena terrificante al mio rientro, ora li lascio tranquillamente insieme poiché si stanno facendo sempre più amici. se dorme uno, dorme l'altro, se uno si sdraia pesantemente a prendere il fresco del pavimento, l'altro pure si sbatte sulle piastrelle che per altro sono della stessa tonalità del mantello rossastro (ho un gatto che si mimetizza e questo è stato veramente un incubo nei primi giorni: non lo vedi, capisci?)...insomma ora mi fido anche a lasciarli in casa da soli (sperando che Blob non vada a provare se è buona la cacca del suo compare, come ha fatto il secondo giorno di convivenza...ma credo  non gli sia piaciuta tanto, perché non l' ha più fatto , almeno sotto i miei occhi).  A proposito di cacca di gatto invece, l'altra mattina, partita con paletta apposita verso il retro del giardino con l'intento di scaraventare di là della rete (dove due metri di rovi infestano il confine con l'altro campo) una polpettina molliccia di Ratto, ho preso male le distanze e la direzione del lancio...infatti anziché catapultare la frittella oltre la siepe, l'ho spiaccicata sul fianco alto della roulotte che ovviamente ho subito ripulito con scopa di servizio (quella che c'è nel garage) per riguardo a Eliseo e Guendy che amano dormire nella dépandance...
Che altro raccontarti...ah già, ti avevo anche parlato della festa Country! Diciamo che se non ci fosse stata una grandinata pazzesca tra le 18.45 e le 19.45, sarebbe anche stata una festa riuscita. Lo avevano preannunciato il mal tempo, ma noi impavidi abbiamo sfidato il meteo e trac, eccoci castigati.
L'anno scorso c'era stata la nuvola di Fanzozzi che intorno alle 20 aveva scaricato acqua e il complesso Blues di Eliseo,  aveva dovuto abbandonare sotto i teloni ,amplificatori e batteria, quest'anno nel momento in cui si doveva iniziare a grigliare, giù acqua e grandine (un chicco grosso come una noce ha rintronato Wanda che si trovava insieme a me nella zona griglia sotto un telone che faceva acqua, anzi... grandine, colpendola tra la tempia e l'occhio).  Finalmente siamo riuscite a ripararci al chiuso facendoci passare una sedia dalla finestra del cesso, mentre Dante arrivava a chiudere la bombola  onde evitare che si saltasse per aria visto che la fiamma s'era spenta e il gas invadeva l'area...
Peccato che Socrate, scocciato di starsene rinchiuso in macchina con Blob, sotto il bombardamento della tempesta, appena i chicchi si sono trasformati in gocce, ha voluto tornarsene a casa e perciò non abbiamo preso parte alla ripresa della festa con balli e musiche country una volta smesso di piovere completamente.
Ma prima della grandinata ci sono stati i giochi di cui ti spedirò qualche foto:  ci siamo divertiti davvero e non siamo riusciti a farli tutti! La corsa dei sacchi è saltata. 
Socrate ha indossato lo stesso completino alla Jhon Wayne, io dopo varie opzioni (casacca cucita da me stile squaw, gonnellone con sottogonna tipo Signora del West) ho deciso per jeans e camiciola a quadrotti che non aiutava a nascondere i miei chili di troppo, ma chissenefrega, alla fine quello che importa è il cappello, e quello c'era.
Bene, ultima notizia è che ieri, in un momento di pausa PC in cui mi dedicavo alle attività bucoliche, a momenti mi toglievo un occhio con un ramo di rosa canina. Tutto succede in un secondo, come sempre e così se fosse andata male, avresti avuto anche la zia con l'occhio di vetro.
Tuo zio ha cominciato a dire che sono un pericolo continuo e pare sia stato in pensiero tutta la notte immaginandosi l'indomani in pronto soccorso con la moglie sguercia.  Ma come puoi constatare, scrivo e quindi tutto è rientrato, anche l'occhio.
Bene, il mese di agosto si preannuncia caldo e afoso come nel 2003, mi ricordo notti infuocate passate sugli scalini di pietra a mangiare gelato...speriamo non sia così, altrimenti sono destinata a recuperare quei due chili che ho perso mangiando melone al posto della pasta.
Ciao, cara, salutami Eulalio, Giobbe e tuo padre Alfonso.
Mi rifarò viva per il compleanno del tuo piccolo...
Un bacione.
Zia Dalia


P.S. Ho sentito tua sorella Pasquina che con prole e marito s'è accampata nella casa del padre in riva al lago...mi pareva di buon umore, unica nota dolente era che il padre in vacanza con voi non avrebbe cucinato per loro...ma ha subito riferito anche che lo stesso aveva lasciato in frizer molte pietanze solo da scongelare...che uomo d'oro Alfonso!

martedì 26 giugno 2012


23 giugno - primo sabato d'estate



Alleluia, Dalia ha tolto la zavorra...liberatasi del gesso venerdì, il sabato riceve cognato e nipoti che non vede da un bel po' di mesi.
La prima idea era  pranzare sotto la tettoia e  fare un bella grigliata all'aperto, ma sentito il caldo  portato dall'anticiclone Scipione l'Africano,  decide di preparare la tavolata in soggiorno e cucinare il meno possibile.
Il giorno prima della rimozione gesso (a proposito! vi ricordate che Eliseo aveva disegnato sul gesso una 500 col pennarello blu? Quando Dalia ha appoggiato il braccio sul lettino affinché l'infermiera le segasse la corazza con quella rotellina elettrica un po' inquietante...il dottore ha intimato all'infermiera di non rovinare il disegno perché lui ha proprio una 500 blu e desidera tenere la metà disegnata  per ricordo) dunque, stavo dicendo che Dalia, giovedì chiama il cognato per confermare l'invito e questi le dice che vuole fare una pasta al forno per l'occasione e allora Dalia lo frena subito: "Guarda Anselmo, la mia cucina è già calda di per sé ...se poi dobbiamo accendere per mezzoretta il forno...andiamo arrosto! Per il primo ho già pensato, ho i bigoli freschi del vicentino che farei con la luganega..."
"Ah, bene, bene...io volevo anche proporti un misto per  grigliata..."
"Anch'io ci avevo pensato, ma con questo caldo a mezzogiorno, Socrate che fa il fuochista, schiatta!
Pensavo, come secondo, di fare piatti freddi..."
"Bene allora ci penso io per il secondo! Magari preparo il vitello tonnato..."
"Ma no, Anselmo...non spignattare!"
"E allora porto dell'affettato...della bresaola, non preoccuparti!" e con quest'ultimo accordo si congedano.

Venerdì, dopo l'ospedale, Dalia e Socrate si recano al super mercato per fare la  spesa (il marito in genere aspetta paziente in macchina al posteggio, ma per l'occasione del braccino in convalescenza, si presta a spingere il carrello). Arrivati al banco della gastronomia, Dalia prende il ticket...ha davanti ben 5 persone e quindi, mollato il marito in attesa, scorribanda tra gli scaffali per portarsi avanti con la spesa.
Giunto il loro turno, Socrate insiste (oltre a una vaschetta di nervetti in barba al colesterolo) di prendere del vitello tonnato..."Sei porzioni abbondanti...-suggerisce all'addetto dietro il banco e Dalia  non è d'accordo (è convinta che il cognato lo prepari ) ma per non sembrare la moglie rompiballe, accondiscende.

La mattinata di sabato scorre veloce:  preparativi della tavolata in soggiorno,  centro tavola con fiori di melograno e lavanda, sugo alla luganega per i sopracitati bigoli vicentini, fine cottura dei pomodori in tecia (ricetta veneta), strudel  alla sopressa e asiago cucinato la sera prima e sistemato su piatto ovale, intrugli vari per stuzzichini come aperitivo etc. ...mentre Socrate, su direttive di Dalia, raccatta  biancheria stesa all'aperto, prepara il braciere per eventuale grigliata della sera e poi si abbandona nella sua sedia a sdraio per farsi una pipatina in santa pace asciugandosi il copioso sudore.

I parenti giungono in orario, giusto per l'aperitivo servito sotto la tettoia dopo aver scaricato in cucina
una valanga di leccornie (affettati vari, funghi, vini doc, insalatine pronte all'uso, un mare di vitello tonnato (!), due confezioni di misto per griglia, una torta ai frutti di bosco, uno "schisotto" = pane fatto in casa su antica ricetta veneta (questi ultimi due confezionati  dalla nipote Clorinda) e una scorta di buon tabacco da pipa per Socrate, visto che Anselmo ha smesso di fumare e una sua conoscente gliene regala ancora ogni tanto...
Il pranzo fila via liscio e si conclude col dulcis in fundo, a cui partecipano su ivito di Dalia, Wanda e Dante.

Dopo il caffè, tutti all'aperto (ma si stava meglio in casa) e Clorinda con il figlioletto Giobbe si scatena in creazioni magiche di bolle di sapone.
Più tardi Anselmo schiaccerà un breve pisolino, Wanda e Dante ritornano alle loro faccende, Eulalio e Socrate fumeranno sotto la tettoia e qui il padrone di casa toccherà i tipici argomenti (militare con generale, lavoro e strategie di vendita, willys e motori) mentre Clorinda, Dalia e Giobbe si daranno alla raccolta di prugnoli districandosi tra rami stracarichi e scatti fotografici per immortalare l'attimo.


Nel pomeriggio si alternano brevi scorazzate con jeep, visita alla stalla dei confinanti, corse nel campo con areoplanino, tiri al pallone, ancora bolle di sapone, visione di filmati dei matrimoni dell'anno scorso, raccolta di fiori campestri e lavaggio piatti.

Come sempre la preparazione per il barbecue viene fatta in ritardo, ma fa caldo e nessuno ha un gran appetito per tutto quello che si è ingurgitato a pranzo.
Tavola sotto tettoia pronta, rivisita di alcune pietanze pro aperitivo mentre Socrate si destreggia con salsicce e braciole.
Di solito Dalia avvicina al braciere, il tavolino in ferro battuto ove appoggiare un largo piatto, forchettoni vari etc., ma poiché questa volta ha pensato bene di mettere  salsicce, spiedini e braciole nelle griglie doppie...in modo che si possano girare sulla brace senza fatica, non s'è posta il problema del tavolino...male fece perché una volta pronte le carni, Socrate accaldato si appropiqua al tavolo  con griglia doppia gocciolante e fumate e sì, chiede aiuto a Dalia che tenta di aprirla con una mano (la sinistra le duole ancora) ma con risultato scadente e una volta capito come si faccia a sganciare l'aggeggio, una bella salsiccia aperta in due scarliga per terra...tra le risate di tutti per l'imbranataggine dei due, ma Socrate esce con la sua frase mitica: "Si vede che non avete fatto il Vietnam...Rambo la mangia"
e raccattata la salsiccia se la mette nel piatto, mentre nello stesso istante sfugge dalla griglia un'altra salsiccia succulenta che rotola dalla panca sulla ghiaia e allora Dalia per non essere da meno: "Come moglie di Rambo, questa la mangio io! "
Dalia non sa se "Rambo" ha ingerito anche qualche corpo estraneo  insieme alla salsiccia...lei dal suo piatto ha tolto con nonchalance due peli di cane...

E' da domenica che Dalia e Socrate fanno almeno un pasto di vitello tonnato (e ne hanno dato anche 2 porzioni a Wanda e Dante)...per concludere direi che il detto milanese "Te gh'ee l'oeucc pussee grand del boeucc =  " hai l'occhio più grande del buco (dello stomaco)"  ci sta proprio a fagiolo...
  




venerdì 15 giugno 2012

                                                             Dalia tra le nuvole

  
Ballata


I colori di mio padre negli occhi
le lettere di mia madre nella mente
mia sorella nel cuore.

Prenderò un sacco con poche cose:

il sorriso dei miei bambini
il tuo primo bacio
e una lettera d’amore.
Poi con le ali ai piedi volerò via.

Serve poco per andare in paradiso.



                           
                         
                  (Ascoltando Bob Dylan)








                                                            
                                                                          

lunedì 4 giugno 2012

Ricordando e ridendo…
4 giugno 2012 

Dalia, bigodini e casco fai da te, con la mente torna al giugno 2011…
Dalle sue “Lettere nel tempo” ecco cosa ha ripescato:

E-mail spedita alla nipote Pasquina in merito alle direttive  
Cerimonia  Wanda e Dante
ore 11.

1 giugno 2011

Carissima Pasquina,
per il giorno delle nozze, vi pregherei, se non avete pisciatine impellenti, di recarvi direttamente alla chiesa…a meno che non arriviate tra le 9.30 e le 10.10…intervallo tra fotografo e chiusura abitazione ( io devo recarmi in chiesa con Dante alle 10.25)
Ci sarà un bel daffare e  sarò nel pallone…perché, come sai bene, c’è chi sa dirigere dalla poltrona di comando e c’è chi opera…
Dalle 9 alle 9.30 avremo qui il fotografo che prima di recarsi dalla sposa, immortalerà lo
sposando nella vestizione (comincerà dalle mutande?) e poi scatterà qualche quadretto famigliare (il che vuol dire che alle 9 dobbiamo essere già tutti vestiti e calzati). Ci saranno qui già dal giorno prima Eliseo e Guendi…
Eliseo dovrà andare tra le 9.30 e le 10 alla chiesa dove ci sarà il fiorista che addobba e che appunterà sulla 500 coccarde floreali (la 500 porterà gli sposi al ristorante) inoltre
dovrà farsi consegnare  il bouquet che Dante  consegnerà alla sposa davanti la chiesa.
Alla 500 aggiungeremo anche palloncini bianchi che saranno da gonfiare al momento e
di primo mattino io addobberò il cancello con nastri.
Nel frattempo saranno in arrivo i veneti da quel di Schio che oltre a cassettine colme di primizie dell’orto confezionate da Lionella (moglie di Leone) porteranno la sopressa su nostra ordinazione (il tutto da sistemare in frigo)…ah, ci sarà anche quella di piccole dimensioni che hai voluto tu per i tuoi suoceri…quest’ultima la metteremo in macchia accuratamente impacchettata e ti verrà consegnata al momento opportuno (ricordatene!)
Il Blob sarà sempre alla catena onde evitare che lasci la sua  zampata affettuosa a ospiti in arrivo o che ci lecchi la faccia, ma prima di partire tutti definitivamente per la cerimonia, dovrà essere chiuso in casa per evitare che in preda a senso d’abbandono  strappi tutto, scavalchi la staccionata e seguendo la scia col suo potente fiuto...non ce lo vediamo girare tra in banchi... (dopo la cerimonia, lo andremo a recuperare).
Dante verrà condotto alla chiesa dal padre con la jeep Willys, (mi sembra ovvio!)…poi, lasciato lo sposo, Socrate riporterà la jeep a casa e tornerà con la lancia kappa…insomma ci sarà un via vai frenetico e tutto dovrà andare ad incastro.
Mi chiedi se devi fare delle foto particolari…non saprei cosa suggerirti…peccato che non ci saranno tanti cappellini…quelli del matrimonio regale del 29 aprile u.s. erano spassosissimi…la tua idea di fotografare le scarpe…mi pare originale (ma fanne anche di quelle  normali, so che sei brava).
E allora, mia cara, vi aspettiamo e speriamo che non piova!
BACIONI





RISPOSTA DI PASQUINA

Ammazza, buona fortuna! Ti conviene distribuire un copione dettagliato a tutti gli…attori, se no finisce che Dante porge il bouquet al Blob, Wanda viene chiusa in casa al posto del cane, il Blob si mette alla guida della Lancia, lo zio va dal fiorista e arrivato si chiede “mo che devo fare?”, tu prendi la sopressa e ti siedi nell’ultimo banco della chiesa a mangiarla, quelli di Schio vengono legati alla catena, Guendi prende la 500 e torna a Milano, Eliseo si mette la coccarda floreale tra i capelli, il fotografo fotografa scarpe e il prete scappa con la jeep.
Poi noi arriviamo e andiamo al ristorante dove tra l’altro si possono fare tutte le pisciatine che vogliamo!

In bocca al lupo!