LE PERE DELLA BUONA LUISA (ricette e aneddoti di famiglia)








 19 dicembre 2012 

Care amiche,
vi tascrivo una ricetta veloce veloce che fa parte del famosissimo libro "Le pere della Buona Luisa"...
...poiché tutte noi sotto Natale ci dedichiamo anche a sfornare biscotti da donare ad amici e parenti, vi propongo questa:

BISCOTTI AL COCCO

Ingredienti
150 g di farina di cocco e 100 g di farina bianca mescolate insieme
1 uovo  e 1 rosso
100 g di burro
100 g di zucchero

Procedura
Amalgamate tutti gli ingredienti e procedete come per la pasta frolla.
Dare a questi biscotti una forma rotonda con l'apposito stampino,
disponeteli sulla placca del forno e lucidare la loro superficie con il rosso
di un uovo leggermente sbattuto.
Tempo di cottura come per la pasta frolla.

P.S. - L'esperta in biscotti natalizi è mia nipote Claudia  con o senza l'aiuto di folletti...
          (vedi favola "Ci vorrebbe una magia")
         
Vi pubblico di seguito foto di biscotti da lei preparati:
















31 ottobre 2001
Festa di Halloween

Carissima Luisa,
eccoti la torta di zucca della Lina, moglie del famoso Leone Costa di Schio, lucidatore e restauratore di mobili antichi, ma soprattutto l'unico sincero amico di Sergio; quello che oltre ad averlo iniziato, già dagli anni '50 alla scoperta della "Vera Montagna" (leggi Pasubio), gli ha fatto conoscere il Clinto, le corniole, i funghi chiodini, la "graspa", i brombioli, la "polenta brustolà", la soppressa e, udite udite: l'asiago.

TORTA DI ZUCCA BARUCCA

INGREDIENTI

3 grossi spicchi di zucca mantovana
3 uova
2,5 hg di zucchero
1 pizzico di sale
2 cucchiai di olio d'oliva
1 hg di margarina
1 buccia grattugiata di limone
1 bustina di lievito
1 cucchiaio di liquore (grappa, rum o cognac)
farina q.b.

PROCEDIMENTO

Sbucciare gli spiccchi di zucca, lessarli e schiacciarli.
Sbattere le 3 uova con il sale, lo zucchero, l'olio, la margarina sciolta e un bicchiere di acqua fredda.
Aggiungere la zucca lessata e schiacciata, amalgamare bene.
Unire un po' alla volta farina bianca fino ad ottenere una crema.
Sempre mescolando, aggiungete il lievito miscelato ad un po' di farina.
A piacere si può completare con una manciata di uva passa (precedentemente ammollata e infarinata)
Cuocere in forno medio (180-200°)

Ciao!                                                                                  
                                                    
                                                          Daniela


Care amiche!
Mia sorella, che ha gustato la torta della Lina, non è stata tanto precisa nei pesi e misure...tempi di cottura e varie...insomma andate un po' a occhio o come dicono qui da noi (Vassena-Lecco)"a stim".
La fanciulla è stata invece categorica nel prescrivere il tipo di zucca che è l'ingrediente principale e cioè questa torta deve essere fatta con la zucca barucca...ovvero quella con buccia verde scuro e tutta...bitorzoluta, di cui vi allego foto. (questa zucca è nominata anche dal Goldoni nelle sue "Baruffe Ciosotte"; da queste parti invece cucinano le zucche gialle che hanno polpa acquosa e non sono assolutamente adatt alla torta suddetta).

     
                                                                              Dal ricettario dei gusti campestri

                                                                                Le Pere della Buona Luisa

Pensierino della sera

Se Cenerentola non avesse avuto una zucca barucca
non sarebbe andata al ballo in carrozza










Per mettermi in pari, oggi vi darò anche una ricettina del mese di settembre un po' strana, ma
secondo me da tenere sempre presente nella nostra vita quotidiana.


Da: LE PERE DELLA BUONA LUISA


Milano, 30 settembre 2002
(Nella nostra lontana infanzia era la fine delle vacanze estive)


Carissima Luisa,
mi chiedi se ci siamo dimenticate di trascrivere qualche ricetta o di citare qualche "cuoca".  Dopo un attimo di riflessione sono rimasta, come dici tu ,"forgorata".
Certo che abbiamo dimenticato una cuoca! La più allegra, quella che ci è stata compagna indimenticabile nella nostra infanzia estense.
Non ci ha insegnato piatti rustici o torte elaborate, ma ci ha trasmesso una delle ricette più importanti della vita:
dobbiamo a lei buona parte della nostra voglia di "giocare" ancora e...nonostante tutto!
Per questo voglio proporre a te e a tutte le nostre amiche questa ricetta straordinaria, non sempre facile da realizzare perché necessita di un ingrediente importante che lei possedeva e che noi, a volte, ci sforziamo di imitare: un animo fanciullo.
Intitolerei la ricetta:

                                                    IL RISO DELLA ZIA MIMA

Sono sicura che anche tu, come me, ricordi la sua capacità di trovare, in ogni vicenda della vita, il lato divertente o il risvolto umoristico.

                                                                                                 Daniela

Pensierino della sera

Il riso fa buon sangue




Oliveto Lario, 1 ottobre 2002
(Nella nostra lontana infanzia, primo giorno di scuola)

Cara Daniela,
certo, hai ragione.  Non potevamo dimenticardi di lei, della compagna delle nostre vacanzi estensi, di ogni nostro settembre euganeo con le sagre, la vendemmia, le pedalate su e giù per i colli, i giochi, le risate, gli scherzi...
Non potevamo dimenticarci di questa zia ridanciana, dal nome alquanto originale: Ambrosina...le era stato appioppato non per devozione al milanesissimo Sant'Ambrogio, ma per via delle letture paterne...il nostro nonno infatti aveva letto un romanzo in cui l'eroina era una tal Ambrosiana: figlia dell'ambrosia, il nettare degli Dei che inebriava e dava gioia.
Aveva questa zia, che noi bambine chiamavamo Mima, una dote davvero eccezionale: sapeva rivestire la quotidianità, le cose piccole o banali, di abiti fantasmagorici e luccicanti e, per noi era molto divertente stare al suo gioco: un pranzetto tra parenti diventava un invito a Buckingham Palace, una scampagnata in periferia si trasformnava in una crociera sul Nilo...
E il gioco continuava anche durante l'inverno, per posta.  La mamma scuoteva il capo quando leggeva le nostre missive: "Vostra zia la g'ha proprio un sarveo da putina" (vostra zia ha proprio un cervello da bambina).  Ma è stato proprio grazie a questo suo "cervello da bambina" se è riuscita a superare anche i momenti più oscuri e amari della sua vita.
Trascriviamo allora la sua ricetta e lasciamola come testamento ai nostri figli e alle nostre figlie, a quelli che sono sempre insoddisfatti e a quelli che hanno tanta rabbia in corpo da far esplodere una polveriera, a quelli che stanno attraversando una strada impervia e a quelli che la loro strada non l'hanno ancora trovata.
A tutti diciamo:  quando affronterete i casi più strani della vita, ricordatevi di lei, della zia Ambrosina e della sua ricetta:

                                                      IL RISO DELLA ZIA MIMA

INGREDIENTE BASE                   riso genuino di tipo Burlone

CONDIMENTO                            voglia di restare sempre un po' bambini

FANTASIA                                    abbondante

BUON UMORE                             diluito con pazienza

SALE E PEPE                                 q.b.


                                                                                           Dal ricettario del buon umore


Pensierino della sera                                      

Se il riso fa buon sangue,
buon sangue non mente!






            (Zia Mima e Luisa ai giardini di Este-1949)






                                                                              







Santo cielo! Oggi primo ottobre...
Non so da voi, ma qui adesso è tutto grigio che più grigio non si può. E pensare che alle 7 i tetti  si ritagliavano davanti ad un cielo dorato che faceva pensare un una bella giornata... ma forse tra poco quella nebbiolina che sfuma il paesaggio sparisce e un cielo sereno ci donerà ancora qualche ora tiepida...
E come faccio ora, dopo questo preambolo autunnale parlarvi della sangria?
Non posso lasciare il mese d'agosto senza una ricettina del nostro almanacco...quindi eccovi un tuffo nel 2002, un tuffo nel caldo, nel lago e nell'anguria (con tutta la faccia!).

Oliveto Lario, 16 agosto 2002

Care amiche,

un tempo, qui a Vassena e dintorni, la giornata di San Rocco era un momento di festa forse ancor più sentito dello stesso ferragosto.
C’era allora l’usanza di recarsi a Mandello dove, per quella ricorrenza si teneva una grande sagra.  E in quei tempi lontani quando il lago era considerato “strada che unisce”, si raggiungeva la sponda opposta e quindi l’agognata fiera, in barca, a forza di remi, vale a dire a braccia.
C’era chi aspettava per tutto l’anno questo tuffo nella vita mondana e godeva nell’aggirarsi tra giostre e bancarelle attratto dalle mille tentazioni.  Dalle vallate circostanti giungevano gli artigiani che esponevano i loro prodotti: lame, forbici, coltelli dalla Vallassina, pezzotti e pizzoccheri dalla Valtellina, formaggi dalla Valsassina e poi banchi con dolciumi: croccanti, “asabesi” (caramelle alla liquirizia), zucchero filato, frutta caramellata infilata su stecchini…e poi ancora stoffe, pizzi, fazzoletti di seta e alla fine, dopo qualche giro in giostra sul calcinculo e una merenda sull’erba, si ritornava a Vassena, sempre in barca, sempre a forza di braccia, senza dimenticarsi di portarsi appresso una grossa anguria da gustare bella fresca, la sera, in compagnia dei più vecchi che alla fiera non andavano più.
Oggi c’è ancora la sagra di San Rocco a Mandello, ma ormai è un mercatone come tanti altri…e oggi niente ci dà più meraviglia perché abbiamo tutto a portata di mano.
Io me ne sono ben guardata dall’andarci… sono stata bella tranquilla in giardino, all’ombra a gustare un bicchiere di sangria preparata da mio marito.
Voglio darvi la ricetta di questo beverone che potrete offrire come aperitivo o digestivo e, poiché non è proprio la sangria originale che si fa in Spagna, la chiamerò:

Sangria di casa mia

Ingredienti e procedimento

In una capace brocca o coppa da macedonia mettere:

1 arancia e mezzo limone tagliati a fette (procuratevi quelli non trattati)
1 confezione di lamponi (o more)
1 pesca a pezzi
1 banana a fettine
1 pizzico di cannella
1 chiodo di garofano
1 grattata di noce moscata
3 cucchiai di zucchero
½ bicchiere di cognac
¾ di bicchiere di porto o marsala
1 arancia spremuta
½ limone spremuto
lasciare il tutto per una notte in frigorifero.
Il giorno successivo aggiungete:

¾ di litro di vino rosso
¼ di litro di vino bianco
lasciate in frigorifero fino al momento di servire.
Versate con un mestolino nei bicchieri, lasciando da parte la frutta che è ormai sfruttata
avendo regalato tutti i suoi aromi alla bevanda color “sangre”.
Mio marito dice che andrebbe servita in mezza anguria, privata della sua polpa e riempita appunto con tutti gli ingredienti che vi ho elencato.
Ecco dunque che ci siamo ricollegati alla festa di San Rocco e all’anguria che i Vassenesi non mancavano di gustare in questo giorno e così anche noi, rinfrescati dalla bevanda ispanica ci prepariamo ad affrontare quel che rimane del mese di agosto che ci annunciano “caliente”…Adios!


                                                                                                Dal ricettario di casa mia



Pensierino della sera         

Viva l’anguria:
                  se beve, se pacia,
                  se lava la facia!















Settembre 2012

...Ridendo e scherzando...(mi viene in mente una barzelletta...di quel figlio che al funerale del padre, dopo essere ritornati a casa dalla cerimonia per un piccolo rinfresco, guarda l'orologio e commenta: "Però, ridendo e scherzando s'è fatto tardi..."
Stavo dicendo che ridendo e scherzando...sono passati luglio e agosto così, senza un rigo per celebrarli e allora provvedo subito rituffandomi nel libro delle pere (così lo chiamavamo mia sorella ed io).

La ricetta del mese di luglio

Da:  Le pere della buona Luisa

Oliveto Lario, 26 luglio 2002

Care amiche,
mia madre da giovane, faceva la sarta (cuce anche adesso, alla veneranda età di 91 anni, ma sostiene di fare solo "sbroaci"...= pasticci) ed era una brava sarta.  Io la rivedo mentre pedala curva sulla macchina per cucire: l'ago, col suo ritmico ticchettio entra ed esce veloce dalla stoffa e lascia una traccia precisa, diritta, indistruttibile (parlo per esperienza avendo provato a disfare una sua cucitura).  Oppure mi appare diritta, davanti al tavolo, stecca e gesso in mano, mentre si appresta a tracciare sulla stoffa il modello scelto dalla cliente. Misura più volte, con scrupolo, poi, brandite le lunghe forbici, taglia con precisione e maestria.  I suoi capi, sempre ammirati, erano rifiniti con cura e senza difetti.  A quell'epoca, io fungevo da manichino ed ero spesso oggetto delle sue sfuriate se un collo non girava a dovere, se una piega cadeva male o se su di me un abito non faceva difetto (allora ero dritta e snella) mentre sulla "signora" di turno, un po' stortina...un po' gobbetta...mostrava delle pecche.
E' logico che quando era nel pieno del lavoro, non aveva tempo per dedicarsi ai manicaretti e, frequentemente, toccava a me, sotto la sua direzione, spinare sarde, infilzare "i oseeti scapà"=uccettetti scappati, oppure riempire tutti i buchini dei pomodori per preparare i suoi famosi
POMODORI IN TECIA

                                                            





E allora preparatevi ad eseguire questa pietanza che richiede una certa quantità di pazienza, ma che rappresenta un contorno appetitoso.

Versione semplice:
Ingredienti:  pomodori tondi ben maturi (almeno uno per persona), prezzemolo abbondante, aglio
1 spicchio, sale, pepe, grana grattugiato, olio, burro.

Versione ricca:
Ingredienti: gli stessi sopracitati più una scatoletta di tonno sott'olio e 1 cucchiaiata di capperi (per 4-5 persone)

Procedimento
Tagliare i pomodori orizzontalmente e togliete i semini, salateli leggermente e disponeteli capovolti per liberarli dall'acqua.

Tritare nel frattempo il prezzemolo e l'aglio (nel caso della versione con il tonno e capperi tritate anche loro e utiteli al prezzemolo)

Unite 2 cucchiaiate di grana e amalgamate il tutto.

Riempite ora i pomodori sgocciolati con l'impasto preparato.

Sistemateli in una teglia (in veneto tecia) bassa e capace, senza sovrapporli, irrorateli con l'olio d'oliva e mettete, al centro d'ognuno, un fiocchetto di burro, salate e pepate...(attenzione: nella versione ricca, il tonno e i capperi sono già salati, quindi siate leggere).

Fate cuocere a fuoco moderato, per una bella oretta con il coperchio e mi raccomando: controllateli con cura...

Scoperchiate, fate asciugare leggermente, serviteli caldi.

Nota - La versione ricca può essere anche un secondo completo. Questo piatto può far parte di un antipasto caldo o, servito tiepido, può essere presentato tra le portate di un buffet.


                                                                                    Dal ricettario degli anni '60



PENSIERINO DELLA SERA

Dieci misure, un taglio



















Giugno 2012





                 Due giorni fa, un alberello di prugnoli stracarico di frutti si è letteralmente aperto in due…         
                 Il fatto mi ha collegato immediatamente a un aneddoto di tantissimi anni fa sentito raccontare
                 tante volte dalla mia mamma quand'ero bambina.
                 Ora ve lo narro così come, sentendo la storia, immaginavo ambiente e personaggi.

Estate 1919

Una giornata di fine giugno.
Marietta, la mia nonna, cammina lungo un sentiero di campagna con i suoi tre bambini che  rincorrono farfalle e raccolgono fiori.
Una leggera foschia vela i Colli Euganei.
Marietta è una bella donna, veste di chiaro e i suoi capelli neri sono raccolti in un morbido chignon.  Cielo sereno,  papaveri e  cicale di sottofondo  mi rammentano un dipinto di Monet.
Ai margini del campo, sulla destra del sentiero, si staglia una grande pianta di pere,
così carica che alcuni rami sfiorano le spighe di grano.
I bambini corrono verso il pero e raccolgono qualche frutto caduto: addentare la polpa succosa è un bel dissetarsi in un pomeriggio afoso!
Marietta raggiunge l’ombra che la pianta regala  al sentiero e si ravvia una ciocca di capelli quando dal fondo del campo, un contadino armato di forca, avanza minaccioso gridando di non rubare le sue pere.
Marietta richiama i bambini, ma prima di allontanarsi, forse più per difendere i figli e per cancellare in loro lo spavento che per convinzione, lancia a voce alta,
verso l’uomo questa specie di anatema: “Chissà che un fulmine te la brusa la to pianta!” (chissà che un fulmine te la bruci, la tua pianta).
Riprende il cammino accanto ai figlioletti ma, fatti pochi passi, ecco che il pero stracarico si spacca in due schiantandosi al suolo con enorme fragore.
Marietta e i bambini si voltano spaventati, il contadino esterefatto alza le braccia al cielo e grida: “Per l’amor de Dio, vegnì qua e toive tuti i peri che voì” (per l’amor di Dio, venite qua e prendetevi tutte le pere che volete!).
La nonna incredula e forse un po’ divertita per la sua frase premonitrice, torna verso la pianta e riempie il grembiule con le pere più belle.

Quando mi raccontavano questa storia, io immaginavo un fulmine che a ciel sereno
squarciasse la pianta ed ero convinta che la nonna avesse avuto in quel momento un potere magico…
Più tardi capii che la magia è solo nelle fiabe, non c’era stato alcun fulmine, ma solo fatalità.

Ed ecco la ricetta di una torta da “Le pere della Buona Luisa”:

Torta di pere al cioccolato

Preparate la pasta frolla e foderate una tortiera imburrata.
Tagliate a fettine 3 pere Willians o Decana, cuocetele al dente in una padella con poca acqua e 3 cucchiai di zucchero .
Una volta cotte, raffreddatele e adagiatele sulla  pasta frolla, mettete nel forno a media temperatura per circa 40’.
Preparare una cioccolata morbida che poi verserete sulla torta, lasciate raffreddare e servite.


Pensierino della sera

Al contadino non far sapere quant'è buono il ...cioccolato con le pere.













Demential day

Oggi ho preparato la pasta asciutta
perché l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta e il riso in brodo
perchè Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta, il riso in brodo e la pastina
perchè la mamma non ama il riso in brodo, Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta, il riso in brodo, la pastina e le melanzane grigliate
perchè l'Ale non gradisce i cetrioli, la mamma non mangia il riso in brodo, Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta, il riso in brodo, la pastina, le melanzane grigliate, i cetrioli e le patate calde
perchè la mamma non mangia le verdure fredde,  Angelo non digerisce le melanzane, l'Ale non gradisce i cetrioli, la mamma non mangia il riso in brodo, Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta, il riso in brodo, la pastina, le melanzane grigliate, i cetrioli, le patate calde e il prosciutto crudo
perchè l'Ale non sopporta il tortino agliato, la mamma non mangia le verdure fredde, Angelo non digerisce le melanzane, l'Ale non gradisce i cetrioli, la mamma non mangia il riso in brodo, Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta, il riso in brodo, la pastina, le melanzane grigliate, i cetrioli, le patate calde, il prosciutto crudo e la crescenza
perchè Angelo non tollera il prosciutto crudo salato, l'Ale non sopporta il tortino agliato, la mamma non
mangia le verdure fredde, Angelo non digerisce le melanzane l'Ale non gradisce i cetrioli, la mamma non mangia il riso in brodo, Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Oggi ho preparato la pasta, il riso in brodo, la pastina, le melanzane grigiate, i cetrioli, le patate calde, prosciutto crudo, la crescenza e il prosciutto cotto
perchè alla mamma non va giù la crescenza, Angelo non tollera il prosciutto crudo salato, l'Ale non sopporta il tortino agliato, la mamma non vuole le verdure fredde, Angelo non digerisce le melanzane, l'Ale non gradisce i cetrioli, la mamma non mangia il riso in brodo, Angelo non vuole la pasta e l'Ale non ama il brodo.

Io ho assaggiato:

il brodo che era salato
la pastina che era stracotta
la pasta asciutta che era insipida
i cetrioli che sapevano di anguria
le melanzane grigliate che erano fredde
la patata che era bollente
il prosciutto crudo che era grasso
il prosciutto cotto che era asciutto
la crescenza che era molle.
Il tortino di ieri
(che era agliato) me lo sono gustato!






Oliveto Lario, 2003
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Film consigliato: Il pranzo di Babette

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Lo so che Pasqua è già un ricordo, ma se volete suggerimenti per la prossima... questo è un uovo (svuotato precedentemente) decorato da me.  Ci vuole molta
delicatezza nel maneggiarlo sia decorandolo che poi nel conservarlo, ma trovo che
siano carine delle uova così...a mia cognata piacciono molto e ne ha già qualcuna
e questo sarà, anche se in ritardo perché abitiamo lontane e ci vediamo di rado,
il mio uovo pasquale 2012.


















Carissime,
siete riuscite a programmare un bel viaggetto con vostro marito per le vacanze pasquali?
Sì?
Beate voi!
Se invece, anche quest'anno, per i soliti mille motivi, vi ritrovate a dover organizzare
il pranzo pasquale per tutto il perentado...vi suggerisco dei simpatici segnaposto in
tema (sempre che i vostri molteplici impegni vi lascino qualche "ritaglio di tempo per
ritagliare").
Procuratevi cartoncini colorati, riviste e l'aiuto di qualche familiare (i bambini in questo
caso vanno benissimo) con tanta fantasia.
Se non siete abili a disegnare, ricalcate le sagome e poi coloratele o create dei collages
utilizzando anche i fogli delle riveste così da ottenere piumaggi sgargianti.
La vigilia di Pasqua rassodate tante uova quanti sono i commensali, scrivete sulla fascetta
il nome e chiudete con dei punti metallici le estremità, inserite ora le uova come da foto
sottostante.
Mi affido al vostro savoire faire e al senso dell'umorismo dei vostri convitati: al padrone
di casa abbinerete il gallo, la gallina più grossa alla signora tutto fare, i pulcini e le ochette ai
bambini, il pavone a chi si dà delle arie...e il tacchino a chi? E l'oca giuliva?  Attente a non
fare gaffes!
Ebbene, se ora il vostro... pollaio è pronto, tutti a tavola!
E Buona Pasqua a tutti!
























...6 aprile 2002

No, non mi sono sbagliata nello scrivere la data: è proprio a quel 6 aprile del 2002 che mi
riferisco...data in cui Claudia, mia nipote, s'è sposata e mia sorella le aveva dedicato
nel nostro "Le pere della Buona Luisa" alcune  pagine...ve le trascrivo pari pari:



Carissima Claudia,
la ricetta di oggi è dedicata a te:  si tratta di un dolce speciale perché ricco di storia: evoca ricordi,
avvenimenti importanti, aneddoti buffi, persone care.  E' il famosissimo:

LATTE DI PARADISO


di cui hai tanto sentito parlare e che, preparato dalla tua bisnonna Marietta, fu il dolce nuziale
della tua nonna Ada.
Noi speriamo che ti porti fortuna come ne ha portato a lei! Sì, perché, nonostante tutti i suoi
acciacchi, noi consideriamo la tua nonna una donna fortunata: ha superato due guerre mondiali,
ha avuto due figlie sane, bellocce, neppure stupide che non le hanno dato mai grossi grattacapi:
ha una schiera di nipoti un po' matti, però simpatici e affezionati ma, soprattutto, è vissuta per più
di cinquant'anni con il nonno, un uomo buono, allegro, geniale e innamorato.  Innamorato delle
sue trecce nere, della sua figura flessuosa, dei suoi occhi dallo sguardo profondo e un po'
malinconico come appare in un bellissimo ritratto che lui stesso le aveva fatto.
Tu per certi aspetti somigli a lei: per i capelli neri, la serietà, per la parsimonia da ape industriosa,
per la caparbietà nel riuscire a fare tutto per bene. Ti auguriamo di vivere a lungo come lei e di
saper affrontare con coraggio le avversità  e godere pienamente delle  dolcezze
(preziose perché rare) della vita.  

Ed ora passiamo alla ricetta del deliziosissimo

LATTE DI PARADISO

Ingredienti (dose per 4 persone)

Amaretti di Saronno (calcolarne 4/5 per persona), 
Rum di ottima marca
Crema pasticcera (4 rossi d'uovo, 100 g di zucchero, 50 g di farina bianca, 1/2 litro di latte,
                             1 scorzetta di limone bio)

PROCEDIMENTO

Disporre gli amaretti in un piatto di portata (oppure in coppette separate).
Aiutandosi con un cucchiaio, bagnare molto bene gli amaretti con il rum.
Preparare la crema pasticcera.
Togliere la scorzetta di limone e versare la crema sugli amaretti imbevuti di liquore.
Lasciare raffreddare in luogo fresco
Servire freddo.
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VARIANTE DEL TEMPO DI GUERRA

Se in un futuro (Dio non voglia), doveste trovarvi ad affrontare un periodo di guerra,
molto probabilmente una vostra figlia sposata che vive in città, vi potrebbe chiedere di
ospitare la figlioletta per evitarle i bombardamenti. 
Ed ecco che, dovendovi prendere cura della nipotina, vostra figlia vi consegnerà anche tutto
l'occorrente per nutrirla, compresi pappine, farine lattee e biscottini...
E visto che durante il tempo di guerra c'è sempre fame arretrata...penserete bene di nascondere
in posto sicuro soprattutto i biscotti onde evitare che qualche mano lesta dia fondo alla scorta...
Quale posto migliore del cassettone in camera vostra? Chi mai penserà di cercarli sotto le maglie
e i mutandoni di lana conservati tra le palline della naftalina?  Bene, metteteli là e dimenticateveli.
Quando, avvicinandosi il Natale, vostra figlia vi annuncerà la sua venuta per celebrare con voi e la
piccina tale solennità...voi vorrete preparare un buon pranzetto con ...il dulcis in fundo...
Ma che dolce? L'ideale sarebbe "il latte di paradiso"...E gli ingredienti? Non sarà facile reperirli...
ma voi siete donne dalle mille risorse: sì, i biscotti di scorta nascosti nel cassettone potrebbero andare bene...non saranno come gli amaretti previsti nella ricetta...ma in tempo di guerra va bene tutto!
Andrete al cassettone...li troverete ancora intatti...sì, ci sarà un forte odore di naftalina...ma verrà soffocato
dal profumo intenso del Marsala (in questo periodo ottimo sostituto del rum...).  Se avrete la fortuna
di avere ancora delle galline...vive...farete la crema con le uova vere, altrimenti vi accontenterete di quelle in
polvere degli aiuti alleati...preparerete la vostra specialità e la metterete al fresco.
Ed ecco, dopo il pranzetto di Natale, vi sentirete orgogliose della sorpresa che avrete preparato: "TATATATA'..."
voi avanzerete reggendo tra le mani il vassoio con il prelibato dolce e già sul volto di tutti si dipingerà un sorriso, mentre i nasi, un tantino arricciati, inseguiranno quel vago sentore di naftalina che vi accompagnerà mentre leggiadra e sorridente vi aggirerete tra i commensali.
Qualcuno dei vostri figli, magari un po' commosso: "Eh, la mamma, donna d'altri tempi, conserva ancora i suoi abiti come una volta..."
Poi tutti affonderanno il cucchiaio nella tenera crema e...

...lascio a voi trovare la conclusione a questa storia trasportata nel futuro, ma veramente accaduta nel passato.
Noi ridiamo ancora adesso.














Care amiche,
oggi vi voglio presentare una ricetta tipicamente adatta al mese che sta per arrivare...l'aprile (Aprile, ogni giorno un barile...) quel mese in cui il cielo spesso non promette che acqua, i caloriferi sono già spenti e noi impazziamo per far asciugare la biancheria...
Questa ricetta un po' particolare me l'ha passata mia sorella che è un tipo geniale e fantasioso...eccola dunque
senza altri preamboli:

I CALZINI AL FORNO DELLA DANIELA

Preriscaldate il forno.
Prendete un paio di calzini umidi al punto giusto e introduceteli adagiati sulla leccarda, protetta da carta antiaderente, nel forno.
Lasciateveli giusto giusto una ventina di minuti, massimo una mezzoretta (lo stesso tempo che serve per cuocere il pane fatto in casa) e osservate, di tanto in tanto, attraverso il vetro, il vapore che fumiga dai calzini verso l'alto.
Scaduto il tempo, toglieteli dal forno e consegnateli, ancora caldi, al vostro figliolo che si sta preparando per
affrontare una giornata di duro lavoro: egli sicuramente apprezzerà il tepore dei vostri calzini e godrà costatando
la morbidezza dell'elastico...friabile, tenero, per niente filoso, carezzevole, quasi solleticante intorno ai polpacci.
Siate sicure, vi abbraccerà e sorridente vi dirà: -Grazie mamma!-


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