mercoledì 17 ottobre 2012

Amiche care,
ogni tanto Dalia sfoglia le sue vecchie scartoffie e  tra una risata e
un po' di malinconia si lascia andare nella lettura di qualche filastrocca demenziale scritta
in giornate senza dubbio più difficili, ma come sempre, sia lei che sua sorella Lillà, con una
punta di ironia.
Ve ne trascrivo una del 17 maggio 2002 scritta da Dalia alla sorella.

Amarcor  

Sorella,
che vuoi che ti dica...
la vita
è tutta un mistero.
Che vale strapparsi i capelli,
che vale cercare risposte?
Il dubbio
è sempre più nero.
La scelta è spesso spinosa,
come del resto la rosa...
e se sbagli,
dalla padella
ti puoi ritrovar
nella brace...
si sa,
fa meglio chi tace
e allora com'è che acconsente?
...eh, questi proverbi dei vecchi
che dicono grandi sciocchezze
(cacchiate direbbe un pivello)
ed io mi ritrovo
bel bello,
in questa di lacrime valle
a cercare invano la pace,
nel verde, nel cielo
e pur là
ti spaccan le palle
perchè non c'è pace
né in terra
né in mare,
c'è sempre quel tarlo
che deve scavare,
che deve insinuarsi
nel cuore
nell'anima pesta
e calpesta
attanaglia...
son stanca di questa battaglia.
Ho voglia di fare un falò
di tutti i miei crucci e pensieri
di tutti i miei giorni più neri
e vedere nel fumo svanire
l'amaro che so deglutire...
initili zucchero e miele:
quell'amaro è peggio del fiele.

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